Crisi ucraina: le origini, la propaganda, i pericoli

“Il nostro dolore è intenso e senza tregua”. Queste sono le parole rilasciate da Anthony Maslin e Marite Norris, che hanno perso i tre figli nel volo passeggeri MH17 abbattuto da un missile nei cieli dell’Ucraina, lo scorso 17 luglio. Mo, Evie e Otis sono morti insieme al nonno mentre tornavano a casa sull’aereo della Malaysia Airlines: loro e gli altri 294 innocenti sono le vittime della guerra scoppiata tra il governo di Kiev, guidato dal neopresidente filo-occidentale Igor Poroschenko, e i separatisti filo-russi che non hanno accettato la rivoluzione di piazza tra il novembre 2013 e il febbraio 2014.

E’ già partita un’inchiesta indipendente guidata dalle autorità olandesi e malesi; dovrà stabilire le responsabilità di chi ha provocato “l’incidente”. I fatti da appurare sono molteplici: a chi apparteneva quel missile? chi ha deciso di sparare? Ricostruzioni attendibili puntano il dito contro i separatisti. Ma vi sono altre responsabilità da chiarire: perché l’MH17 ha cambiato rotta e posizione, passando attraverso il territorio in mano ai separatisti?  Proprio dove pochi giorni prima 11 civili erano morti per un bombardamento aereo dell’aviazione di Kiev? In quella regione una decina di velivoli erano stati abbattuti nelle settimane precedenti. Alcuni organi di informazione ripetono che il volo della Malaysia Airlines ha deviato per evitare il brutto tempo; la pubblicazione delle registrazioni tra l’MH17 e le Torri di Controllo potrebbe chiarire all’istante ogni dubbio. Anche perché se non avesse deviato la rotta per il maltempo, prendono corpo le accuse della Russia, che parla di caccia ucraini in volo a pochi chilometri di distanza dal MH17 (fonte).

Quelle della Russia sono le contromosse per arginare una campagna politica e mediatica che ha già trovato un colpevole: il presidente russo Vladimir Putin. Il segretario di Stato americano John Kerry, pochi giorni dopo “l’incidente”, ha affermato di avere immagini satellitari inoppugnabili che incriminano i separatisti e la Russia. Il presidente Usa Barack Obama, smorzando i toni, ha spiegato che l’intelligence non ha prove del coinvolgimento diretto della Russia: ma incolpa senza esitazione i separatisti per l’abbattimento del MH17 (fonti) e Putin per la guerra in Ucraina.

Né Obama, né Kerry hanno mostrato le immagini, ma soprattutto non hanno accennato alle responsabilità dell’Ucraina, gravissime se confermate.

Per i media Kiev è dalla parte dei “buoni”, in opposizione al “cattivo”, a Putin. E’ lui che arma e istruisce i separatisti; gente che, secondo gli organi di informazione occidentali, oltre ad aver abbattuto un volo passeggeri, avrebbe inquinato e nascosto materiale probatorio, ostruito l’accesso a investigatori indipendenti, saccheggiato le spoglie delle vittime.

Le scatole nere, in buone condizioni, sono state consegnate a una squadra di indagine. Un’altra ha già fatto sopraluoghi sui rottami e stanno catalogando i reperti. E’ iniziata la riconsegna dei cadaveri ai rispettivi Paesi d’origine insieme a “beni saccheggiati”.

Il dolore intenso e senza tregua che provano i parenti delle vittime è stato senza dubbio acuito da questo tipo di propaganda: se i cadaveri dei passeggeri del MH17 sono stati trattati senza tatto dai ribelli, è vero che sono serviti come arma per dipingere i filo-russi come mostri.

I principali organi di informazione anglo-americani, e quelli dell’impero mediatico di Rupert Murdoch in particolare, hanno condotto fin da subito una massiccia campagna anti-Putin.

Quando l’impero mediatico di Murdoch, dal New York Post a Foxnews, dal Sunday Times al Sun, si muovono all’unisono, significa che esiste una strategia a monte. Come era successo per le armi di distruzione di massa per colpire l’Iraq di Saddam Hussein nel 2003; allora fu uno stretto collaboratore dell’ex premier Tony Blair a fornire ai media di Murdoch le “prove” che Saddam Hussein fosse in grado di colpire la Gran Bretagna nel giro di 45 minuti.

Per capire quanto sia potente Murdoch, basti ricordare che la sua Foxnews cambiò il risultato elettorale delle elezioni Usa del 2000; nello Stato chiave della Florida, chiamò vincitore George Bush Junior su Al Gore; a ruota seguirono le altre quattro principali televisioni americane. Al mattino l’America si svegliò con Bush presidente, sebbene la forbice di distacco fosse troppo ridotta e Gore non concedesse la vittoria. Il risultato però, invece di essere deciso con il riconteggio delle schede, venne imposto dalla Corte suprema, con la maggioranza dei giudici messi lì dagli ex-presidenti Usa Ronald Reagan e Bush padre (fonte).

Quindi, se sulle prime pagine dei media di Murdoch si dipinge Vladimir Putin come un assassino, allora è il momento di fare il punto della situazione, e cercare di capire cosa davvero sta succedendo in Ucraina.

Georgia, Siria, Polonia, Brics: la crisi Russia-Usa viene da lontano

Nel 2008 John McCain impostò la sua campagna presidenziale avvertendo della necessità di affrontare di petto la Russia; il candidato repubblicano alla Casa Bianca considerava Vladimir Putin un pericolo per gli Stati Uniti e per il mondo. Quello fu uno dei motivi per cui Obama si impose su McCain: dopo le guerre di Bush, gli americani si rifiutavano di mettersi nelle mani di un uomo che li avrebbe condotti a sfidare una potenza atomica.

Tanto più che pochi mesi prima, nell’agosto 2008, la Russia aveva mostrato i muscoli con l’invasione della Georgia. E in quell’anno, con lo scambio di poltrone tra Putin e il suo primo ministro Medvedev, in molti avevano intuito il rischio che la Russia fosse in pugno a un dittatore; ma con la crisi economica e gli interessi di molti Paesi con Mosca, in pochi hanno dato peso alla questione.

Vladimir Putin è asceso al potere nel 2000, quando era a capo deli servizi segreti, in periodo in cui il Paese era sconvolto da una serie di misteriosi attentati terroristici. Una volta eletto presidente, di fatto ha bloccato qualsiasi processo di democratizzazione del paese, e ha stoppato il liberismo importato dagli Stati Uniti negli anni ’90, nazionalizzando le compagnie più importanti. Tutto questo è accaduto mentre gli Usa erano troppo impegnati in Afghanistan e Iraq; anzi, con Putin erano alleati nella “guerra al terrore”, quando l’esercito Russo radeva al suolo Grozny e i Ceceni a maggioranza islamica, incolpati dei misteriosi attacchi terroristici (fonti).

In campo geopolitico, però, negli ultimi anni la Russia ha intralciato i piani degli Stati Uniti; Putin ha ostacolato l’intervento militare in Siria, quando l’Isil (Stato islamico dell’Iraq e del Levante) non era ancora così forte tra le fazioni ribelli. Ora l’Isil ha creato un Califfato, destabilizzando definitivamente l’Iraq.

In campo economico e finanziario, Putin ha appena firmato contratti per la vendita del gas alla Cina che lo salvaguardano da qualsiasi politica energetica l’Europa voglia intraprendere. Ha promosso un’area di libero scambio in Asia. E recentemente ha favorito il consolidamento dei Brics (Cina, Brasile, Russia, Sudafrica, India), tanto da creare le basi per una valuta alternativa al petro-dollaro (fonte).

L’unico vero problema per Putin è proprio l’Ucraina: è troppo importante per la Russia a livello strategico. Se Putin mollasse la presa, l’Ucraina avanzerebbe subito richieste di adesione all’Ue e alla Nato. La Russia si vedrebbe negato l’accesso via terra alla Crimea, appena conquistata con la forza, dove risiede la flotta Russa del mar Nero; inoltre, si ritroverebbe con migliaia di chilometri di frontiera da dover militalizzare e controllare. E’ come se, per gli americani, il Canada diventasse filo-russo.

Dalla rivoluzione arancione del 2004, la Russia ha sempre tentato di destabilizzare quel Paese, anche perché lì risiedono oltre 8 milioni di russofoni. Nel 2010 ha vinto le elezioni Viktor Yanukovitch, un uomo di Mosca; da presidente, ha imprigionato Yulia Timoschenko, l’ex premier e maggior esponente dell’opposizione, e ha bloccato ogni politica ucraina di emancipazione nei confronti della Russia. .

Dopo la rivoluzione di febbraio, le cose sono cambiate. Poroschenko ha rotto definitivamente i ponti con la Russia; se Putin leva la zampa dall’Ucraina, non la riprende più.

E togliere Kiev dall’influenza della Russia è l’obiettivo primario della Polonia (fonte). Il più forte alleato Nato nella regione dell’Europa orientale è legato all’Ucraina sul piano storico, etnico, geopolitico, economico. Attualmente è in fase avanzata il progetto di un’alleanza militare Polonia-Lituania-Ucraina, messo in piedi negli anni post-rivoluzione arancione. Yanukovitch, l’ha stoppato, come aveva stoppato gli accordi Ucraina-Ue e aveva frenato la partnership Ucraina-Nato.

E’ evidente che si stanno creando le basi per cui un domani molto vicino la Russia non potrà più esercitare il suo potere sull’Ucraina, se non vorrà confrontarsi con la Nato; la Polonia, infatti, come stato membro, potrà dire di sentirsi minacciata dall’ingerenza della Russia su uno Stato suo alleato.

L’MH17 è il “casus belli”?

Si può comprendere perché l’abbattimento del MH17 abbia assunto i contorni di un intrigo internazionale: potrebbe diventare il “casus belli” di una guerra tra gli Stati Uniti e la Russia.

Tre giorni dopo il disastro aereo il Sunday times ha pubblicato una lettera firmata dal premier britannico David Cameron, legato in modo indissolubile a Murdoch e ai suo media (fonte). Ha auspicato sanzioni durissime contro Putin e il suo entourage di corrotti. Se le sanzioni, invece di colpire gli uomini vicini alla presidente, colpissero l’economia del paese, la Russia collasserebbe in pochi mesi (fonte Bloomberg). E questo avverrà qualora Putin continuasse a sostenere militarmente i separatisti dell’Ucraina dell’est.

Bisogna capire quanto sia disposto Putin a perdere questa battaglia. Se al contrario l’uomo forte di Mosca si rifiuta di perdere l’Ucraina, probabilmente la invaderà. Se in quel caso la Polonia intervenisse, si muoverebbe anche la Nato.

La crisi ormai ha raggiunto livelli insostenibili. Ieri (23-7) due caccia ucraini sono stati abbattuti, e Kiev accusa: i missili sono stati lanciati dalla Russia; sarebbe un atto di guerra vero e proprio.

Intanto l’Olanda, la Malesia e tutti i Paesi coinvolti, dovrebbero andare avanti con una inchiesta indipendente che accerti le resp0nsabilità di tutti coloro che in qualche modo hanno contribuito a questo disastro, dai Russi, agli Ucraini. Affinché le vittime abbiano giustizia, e ai parenti venga risparmiato il tormento di vedere i propri cari legati indissolubilmente allo scoppio di una guerra.

di Cristiano Arienti

In copertina: C.M. Escher

 

 

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