L’accoglienza straordinaria e i Decreti Sicurezza
“E’ stata un’esperienza che mi ha arricchito; ho stabilito legami con persone che pensavo molto diverse da me; al tempo stesso, professionalmente, è stato molto forte: con colloqui davvero intensi.”. E’ la testimonianza della psicologa Roberta Spiniello, che dal 2015 al 2018 ha lavorato a Milano per l’Associazione Onlus “L’Albero della Vita” all’interno del Progetto “Il Faro in Città”, Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS), dove sono transitate centinaia di famiglie giunte in Italia attraverso la rotta mediterranea.
Una delle strutture che, nella narrativa della Lega Nord, rientrava nelle cosiddette “mangiatoie”: il “sistema” dove finivano i 35€ giornalieri per migrante; una spesa per coprire vitto e alloggio, e interventi di sostegno medico, psicologico, educativo e legale per stranieri catapultati in un Paese con una lingua, delle leggi e dei costumi sconosciuti. Un punto di partenza per il processo di integrazione di profughi in attesa di ricevere una protezione internazionale; o migranti che, dopo i colloqui con l’apposita Commissione, avrebbero ricevuto protezione umanitaria o sussidiaria. Concessioni non scontate.
“Non sono poche le persone”, spiega Spiniello, “a cui è stato negato il permesso di soggiorno dopo aver affrontato viaggi durissimi, e che non potevano più rimanere in Italia. Altri, invece, hanno semplicemente deciso di partire per altri Paesi, perché non vedevano qui il loro futuro. Osservare questa perdita di speranza è stato molto triste. Un paio di famiglie hanno addirittura optato per il rimpatrio assistito.”
Scelte avvenute comunque in un contesto “protetto”, come nel caso specifico del “Faro in Città”, operante su mini-appartamenti, e con un’equipe di una ventina fra impiegati e professionisti coordinati con la prefettura e il Comune di Milano.
La creazione di ambienti “sicuri”, per quanto transitori, è stato un obiettivo dei passati Governi, in particolare quello presieduto da Claudio Gentiloni: diminuire la permanenza nei CAS, soprattutto nei centri di grandi dimensioni; dove si acuiva il senso di sradicamento e di abbandono nei migranti, spingendo alcuni di loro più facilmente verso la criminalità. Nel tempo sono diventate isole malviste all’interno di quartieri periferici, e diventavano bersagli con l’accumularsi della tensione sociale; un problema cavalcato da Lega e Fratelli d’Italia, ma recepito anche dal Partito Democratico.
Infatti è seguita l’istituzione di tanti centri SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati): diffusi sul territorio in alloggi di piccole e medie dimensioni, favorivano l’inserimento dei migranti nel paesaggio sociale.
“E’ un percorso di accoglienza, e verso l’integrazione;” specifica Spiniello; “è lungo e difficile, ma rimane uno strumento lungimirante”.
In un Paese che in poco più di cinque anni ha accolto quasi 700.000 persone.
“Può essere un’opportunità e un arricchimento, se gestito adeguatamente; soprattutto se all’obiettivo di “protezione” degli ospiti, si affiancasse quello di offrire un inserimento nel mondo dell’occupazione; questa è la mia opinione. Ma anche qualora si trascurasse questo approccio, non si può ignorare quello “umanitario”: si sta parlando di persone che arrivano dalla guerra; o che sono passate attraverso i centri di raccolta libici, vittime di una crudeltà inaudita.”
L’obiettivo del precedente modello di accoglienza puntava ad accogliere in un “sistema Paese”; ma anche a reintegrare in una umanità smarrita lungo le vie della migrazione.
“Si sa tutto di quel che accade in Libia; e tutt’ora trovo incredibile”, puntualizza la psicologa, “che si possa lasciare decine di persone in attesa di uno sbarco visto come un miraggio da mesi.”
Il riferimento è ai casi “Diciotti” e “Gregoretti”: l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini sbloccò lo sbarco per le unità della Marina Militare italiana solo dopo aver preso accordi con i Paesi Ue per il ricollocamento dei migranti. Nello stesso periodo, si dichiarava “guerra” alle Organizzazioni Non Governative (ONG) impegnate nel Canale di Sicilia per prevenire naufragi: divieto di attracco nei porti italiani, sequestro dei natanti, arresto dei membri dell’equipaggio, multe salatissime. La deriva di un confronto che era già iniziato con il codice imposto dal Ministro degli Interni Sergio Minniti: per fugare i sospetti, mai provati a livello processuale, che le ONG si coordinassero con le bande criminali libiche per il trasbordo dei migranti non lontano dalle coste. In uno scenario che le vedeva come un pull-factor – ipotesi paventata nel 2018 da Frontex (Agenzia dell’Unione Europea per le Frontiere); e le bande a volte facevano capo a elementi dell’esercito libico, che in teoria doveva stoppare le partenze..
Nonostante il ruolo ridimensionato delle ONG, però, le persone sono annegate lo stesso nel biennio 2018-2019. In numero minore rispetto agli anni precedenti: per l’OIM (Organizzazione Mondiale per i Migranti), si parla di 2.500 vittime, a fronte di un totale di 15.000 morti dal 2014 al 2019; ma abbastanza per determinare il fallimento di uno degli obiettivi dei Decreti Sicurezza del Governo Conte I a maggioranza Lega-M5S: al ridurre drasticamente il numero di sbarchi (80% in meno su base annua secondo il Ministero degli Interni) si è verificato un aumento percentuale di vittime. Sullo sfondo, l’avvitamento della crisi libica, con persone che premono per scappare da un Paese dove i centri per migranti subiscono addirittura bombardamenti.
Per quanto si possa discutere sul perché e sul come queste persone si trovassero in Libia, la realtà è che il flusso c’è stato, con numeri imponenti: quasi 500.000 sbarchi nel quinquennio 2015-2019; un carico non solo strutturale ed economico, appesantito dall’iniziale fallimento della politica di redistribuzione nell’Unione Europea; ma anche emotivo, con i naufragi giornalieri nel Canale di Sicilia. Tragedie che hanno imposto interrogativi sulla nostra umanità come Paese, come Istituzione continentale, ma pure come individui.
Come elettori, la maggioranza di noi ha scelto il rifiuto del flusso migratorio in toto, non solo il tipo di gestione del fenomeno: lo attesta il successo dei partiti come Lega e Fratelli d’Italia; ma anche del Movimento 5 Stelle, con l’attuale Ministro degli Esteri Luigi Di Maio che coniò la definizione “taxi del mare” per le ONG.
In cabina elettorale hanno pesato le cifre dell’accoglienza: circa 5,8 miliardi di € nel solo biennio 2017-2018, che aumentano a di 1,7 miliardi se si contano gli interventi in mare. Si comprende così l’involuzione di un Paese: dalla pietà per i naufragi al largo di Lampedusa, nel 2013, a un senso di logoramento per un problema percepito come emergenza nazionale.
Ecco che si è arrivati alla volontà di cancellarla l’immigrazione via mare, individuando in Salvini l’uomo giusto per la missione. I Decreti Sicurezza del 2018 e del 2019 hanno materializzato anni di slogan; raffinatisi con “la pacchia è finita”, parlando di sopravvissuti a guerre, a lager, e magari all’affogamento; e con “fermiamo la mangiatoia”, riferendosi a professionisti come Spiniello e colleghi. Qualcuno ha effettivamente lucrato sulla pelle dei migranti; ma questa definizione ha gettato fango su un sistema messo in piedi a fronte di guerre, criminalità organizzata, disinteresse della comunità internazionale.
Questo tipo di propaganda, la narrazione del “noi contro di loro”, ha fomentato un clima di intolleranza.
“Spesso rimango sconvolta dai casi di razzismo che sento quotidianamente; episodi che mi rendono pessimista. La questione “migranti” è stata strumentalizzata in un periodo di crisi dove effettivamente in Italia è difficile trovare impiego: imponendo l’idea del ‘io non trovo lavoro perché me lo rubano loro’; oppure: ‘io non ho perché viene dato a loro'”.
Salvini, che nel Governo Conte I era plenipotenziario sull’immigrazione, ha tolto tutto a “loro”, o quasi: dall’essere recuperati fra le onde, a una prima accoglienza funzionale nel nostro Paese, alla concessione di protezione umanitaria e sussidiaria.
Nei Decreti Sicurezza i fondi sono stati tagliati anche della metà; il precedente approccio è diventato insostenibile. Non è un caso che molte associazioni abbiano disertato i bandi per la gestione dei centri di accoglienza, o la loro offerta sia stata considerata troppo alta.
“Che servizi puoi offrire se già prima era difficile far quadrare i conti?”, ha spiegato Spiniello; “Puoi garantire solo dormitori.”
La riforma ha messo in crisi le prefetture, costrette a pensare di nuovo ai CAS anche per lunghi periodi di permanenza; proprio il modello fallimentare che aveva instillato insicurezza a partire dalle stesse strutture recettive.
Nella visione di Salvini il problema non si porrebbe, con l’abbattimento dei numeri; e più che d’accoglienza, i centri sono di detenzione: con costi – come emerge da un’analisi di Valori del 2019 – in percentuale più elevati; e senza nemmeno un avviamento alla lingua italiana. Nell’arco di due anni il costo per ospite sarebbe aumentato del 40%; a fronte di una massiccia perdita di impiego per circa 30.000 lavoratori del settore.
Senza contare che con la scomparsa della “protezione umanitaria”, migliaia di persone si sono già trovate per strada, magari con un decreto di espulsione la cui difficoltà ad essere attuato era conclamata anche con Salvini agli Interni. Una situazione destinata a crearne una montagna di “clandestini”. Tanto più che Salvini aveva cancellato l’iscrizione all’anagrafe per quelle categorie in attesa di protezione internazionale: trasformando una schiera di stranieri in invisibili; che però restano un peso per lo Stato. Nel paradiso sovranista, il migrante è abbandonato a se stesso; e il cittadino italiano, forse, con lui: visto che aumenta il rischio di criminalità.
L’insostenibilità del “sistema Salvini” sta costringendo la Ministra degli Interni Luciana Lamorgese a spingere per una modifica dei Decreti Sicurezza; con un ritorno alla centralità del rispetto dei diritti umani, della pace sociale, e del soccorso in mare.
Una visione più in sintonia con l’approccio maturato da Spiniello: “Non si può mettere in campo delle politiche senza pensare anche a chi sono queste persone, da dove arrivano, e cosa hanno passato”.
Sono le domande che spinsero la psicologa a mettersi in gioco già nel 2013-2014, quando Milano scoppiava di profughi siriani e non solo. “Li vedevo accampati ovunque, in stazione, in metropolitana, nei giardinetti: non potevo più far finta di niente; così mi sono resa disponibile come volontaria; finché “L’Albero della Vita” mi ha offerto un lavoro, compatibile con altri impegni.”
L’assistenza psicologica si è sviluppata su due livelli: di gruppo e individuale; ma si è incardinata su un punto: porsi con un ruolo di ascolto e recezione.
“Nelle conversazioni con gli ospiti emergevano i due classici livelli psicologici: una universalità psichica, su emozioni che mi accomunavano con la persona di fronte; come lavoratrice, come madre, o come donna, ad esempio. E poi si delineava una psicologia particolare della cultura d’origine: ad esempio il vivere in comunione alcune esperienze che noi consideriamo più private, come il parto. Ecco quindi che gli interventi non si limitavano al sostegno psicologico: si utilizzavano strumenti derivanti dal bagaglio culturale di ognuno. E’ stata una fonte di ricchezza trovarmi a fianco di persone che non potrebbero essere più diverse da me; eppure scoprire dei legami emotivi che evidentemente uniscono al di là delle differenze.”
Un legame che non si è interrotto con la chiusura del progetto “Il Faro in Città”. Spiniello, insieme ad altri colleghi, ha fondato Sama,”cielo” in arabo, un’associazione no-profit per il sostegno di migranti richiedenti asilo o in possesso di protezione internazionale. Nello specifico, hanno lanciato il progetto “Feel at Home“: donne migranti creano abbigliamento per bambini; in un percorso di integrazione in un Paese che vogliono poter chiamare casa. Perché costrette, anni addietro, a dover lasciare la propria, di casa.
“Al CAS, all’interno del progetto educativo, avevamo sviluppato alcune attività manuali per tenere occupate queste persone; affinché i “pensieri” che affollavano la loro testa – traumi per legami spezzati, terre abbandonate, violenze subite – non avessero il sopravvento. Ci eravamo resi conto che alcuni avevano competenze artigianali notevoli; siamo partiti da lì: mettendo in condizione queste “mamme” a trovarsi in uno spazio confortevole e stimolante. La dimensione occupazionale, nella mia esperienza, è fondamentale per riattivare la speranza di queste persone.”
Una sfida: passare da un sistema emergenziale dell’accoglienza a un lento percorso di integrazione sociale. Una strada difficile, come dimostra l’intransigenza della maggioranza degli italiani sul tema; ma che persone come Spiniello non hanno ancora abbandonato.
di Cristiano Arienti
SUPPORTA UMANISTRANIERI
In copertina: particolare di abito creato presso Feel at Home
Fonti e Link utili
“Il Sistema di accoglienza dei migranti in Italia spiegato bene” analisi di Fabio Colombo pubblicata su Lenius.
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/accoglienza-segnale-del-governo
https://missingmigrants.iom.int/region/mediterranean
Fact checking di “La Voce” sui contributi della UE per i costi dell’accoglienza in Italia
https://www.linkiesta.it/it/article/2019/11/08/un-anno-decreto-sicurezza-accoglienza/44269/
Gli effetti del Decreto Sicurezza di Salvini – di Valigia Blu