La neutralità di internet è in pericolo

Oggi diamo per scontata la fruizione di qualsiasi tipo di contenuto on-line, pubblicato dai più grandi gruppi mediatici come dal più trascurato blogger di cinema: siamo noi che decidiamo cosa leggere, cosa guardare, cosa ascoltare, e come condividere quello che ci interessa. Nell’era di internet, noi stessi possiamo produrre contenuti, pubblicarli in uno spazio aperto e cercare di condividerli con più gente possibile. E non importa quale sia il soggetto che ci sta a cuore: dalla recensione del libro appena letto fino all’analisi dell’attualità più scottante, internet ci dà la possibilità di dire la nostra, e ci offre uno spettro sterminato di opinioni capaci di attirare la nostra attenzione e influenzare le nostre idee.

Il cineasta americano Eugene Jarecki, autore di insostituibili documentari sulla società americana, spiega che nessun’altra epoca dell’umanità ha goduto di un così vasto spazio di condivisione come quella attuale: un fenomeno che permette a persone ordinarie di fare la differenza, anche piccola, senza per forza avere alle spalle partiti politici o grandi testate editoriali. Ed è uno spazio senza filtri, almeno nei regimi democratici dove la libertà di espressione e di opinione è costituzionalmente garantita. E internet infondo non ci impone nemmeno di passare il nostro tempo on-line a discutere di “robe serie”: ci dà la libertà di caricare una striscia di “Calvin & Hobbes” e farci su una risata. Però in quel vasto spazio possiamo esporre la nostra visione su un qualsiasi fatto rilevante del mondo in cui viviamo.

Alla base di questa libertà c’è il principio della “net neutrality”, ovvero la parità di accesso a tutti i contenuti in Rete, senza preferenze né censura da parte dei “fornitori” del servizio. Una parità di accesso ai siti che mette sullo stesso piano tutti i “fornitori” di contenuti, dai più grandi gruppi mediatici, fino al nostro blogger di cinema preferito. E’ questo il segreto del successo di internet: si è sviluppato e ha attirato l’interesse di chiunque perché c’è di tutto; e questo tutto siamo noi, o direttamente con i nostri prodotti, o con le nostre predilezioni.

Oggi la neutralità di internet è in pericolo: da qualche anno alcuni fra i grandi “fornitori” di contenuti vorrebbero per i propri clienti americani un accesso più rapido rispetto agli utenti di altri siti internet. Netflix ad esempio, che vende film in streaming, vorrebbe pagare i “fornitori” del servizio una linea preferenziale in Rete. L’esigenza nasce dalla periodica congestione del traffico sul proprio sito internet: ma invece di investire sul numero di server e la distribuzione di indirizzi IP, società come Netflix vorrebbero l’accesso accelerato ai propri contenuti. I grandi “fornitori” americani del servizio internet, come Comcast e Verizon, hanno fatto orecchie da mercante; rendendosi disponibili a creare una linea preferenziale a pagamento per i colossi come Netflix e Amazon, hanno contattato la Commissione Federale per le Comunicazioni (FCC) per mutare la legge Usa che impone la parità d’accesso a tutti gli utenti di internet. Verizon, ad esempio, si affidava a un lobbista, Tom Wheeler, per offrire un nuovo quadro di regolamentazione della fornitura del servizio on-line, in nome dei propri interessi.

La FCC ha proposto una nuova legge; però ha creduto opportuno lasciare invariato il tipo di erogazione del servizio; di fatto ha bloccato l’accordo commerciale tra Netflix e Comcast, proprio perché ledeva il concetto che i contenuti, a parità di linea, devono viaggiare alla stessa velocità. In sostanza la FCC considerava il servizio qualcosa di simile a un bene pubblico. Ma una Corte d’Appello ha annullato il divieto, imponendo una nuova regolamentazione del servizio: quel tipo di erogazione del servizio limitava la libertà d’impresa.

Per districarsi da un problema ormai sempre più pressante, l’Amministrazione Obama ha nominato un nuovo presidente a capo della FCC, e la scelta è caduta proprio su Tom Wheeler: si è passati da una Commissione a difesa dei diritti dei cittadini, a un organo palesemente a favore degli interessi dei colossi multimediali.

Infatti il vecchio disegno di legge, relativamente all’erogazione del servizio, vietava “pratiche commerciali irragionevoli”; la nuova legge, pensata dall’ex lobbista Wheeler, esclude “discriminazioni eccessive” proprio riguardo alle pratiche commerciali.

Il rischio, nonostante le assicurazioni che il “mercato” migliorerà il servizio, è che si profili una Rete a due velocità: siti con accesso immediato da parte dei “clienti”, e siti che caricano con più lentezza sui computer degli “utenti”.  La differenza potrebbe farla la disponibilità economica per pagare un trattamento preferenziale.

Il blogger di cinema, ma anche una piccola testata on-line, potrebbero non avere più la stessa accessibilità del grande gruppo mediatico. E potrebbero aprirsi scenari inaspettati: un domani i “fornitori” del servizio, per ipotesi, avrebbero il potere di discriminare un “fornitore” di contenuti usando la velocità d’accesso?  Si sa, basta solo la percezione che una pagina o un video stia caricando lentamente, che l’utente cambia direttamente sito. Si prospettano nuove forme di censura?

Queste domande stanno affliggendo proprio coloro che negli Stati Uniti “producono” contenuti e li caricano in rete: vedono il cambiamento come una minaccia, perché è legato a una questione di ricavi da parte dei colossi mediatici, non perché internet non funzioni. Perfino Tim Berners-Lee, l’inventore del sistema World-Wide-Web che ci connette a livello globale, si è schierato contro il tentativo di rompere l’equilibrio della neutralità della Rete. Jarecki vede la nuova regolamentazione come un tentativo di limitare la libertà di circolazione e condivisione di idee e opinioni. E’ per questo che il oggi 10 Settembre molti siti americani praticheranno una forma di protesta estrema: caricheranno “grafiche animate” per rallentare l’accesso ai contenuti. E dovrebbe interessare anche noi Europei, visto che negli Stati Uniti esiste un traffico internet elevatissimo e variegato. Grazie a questa protesta gli utenti avranno un’idea della percezione tra due diverse velocità di accesso ai siti. Mettendo alla prova la soglia di sopportazione di fronte a una pagina che non si carica, magari si comprende che davanti, in tutta la sua immobilità, c’è la Rete del futuro.

di Cristiano Arienti

Fonti e link utili:

http://it.wikipedia.org/wiki/Neutralit%C3%A0_della_rete

http://www.democracynow.org/blog/2014/9/4/get_ready_for_the_internet_slowdown

http://www.forbes.com/sites/larrydownes/2014/07/17/the-biggest-net-neutrality-lie-of-all/ (articolo di Forbes a favore della nuova regolamentazione)

 

 

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