Climalteranti e i nuovi orizzonti nella lotta al Cambiamento Climatico antropico

Uno sport nato in lande gelate ha regalato la metafora più efficace per descrivere l’impennata delle temperature degli ultimi secoli: il grafico della “mazza da hockey”; al termine di una linea orizzontale su cui si distinguono brevi variazioni di temperatura nell’ultimo millennio, spicca una diagonale con un angolo appena inferiore ai 90°: è la raffigurazione di come a partire dal XIX secolo, in concomitanza con la Rivoluzione Industriale, l’uomo abbia scatenato il Riscaldamento Globale che sta cambiando in modo rapido e incontrollabile il clima terrestre.

Quel grafico era il risultato di una ricerca statistica firmata dai climatologi Michael Mann, Raymond Bradley e Malcolm Hughes, pubblicata nel 1998, perfezionata nel 1999, e inserita, tre anni dopo, nel 3° Assessment Report dell’IPCC (International Panel on Climate Change). All’epoca più di 180 Paesi, sotto l’egida delle Nazioni Unite, avevano da poco aderito Protocollo di Kyoto, l’impegno a limitare le emissioni di gas climalteranti nell’atmosfera. Sembrava che la politica avesse preso coscienza dell’incombere di un problema così grave; e invece, quasi subito, ci furono ripensamenti: pubblicazioni scientifiche come quelle di Mann-Bradley-Hughes diventarono il bersaglio di critiche feroci, con studi che tentavano di smontarne l’impianto metodologico e i risultati finali. Negli anni 2000, quindi, si accese uno strano dibattito sul Riscaldamento Globale: gli organi di stampa davano spazio ad accademici che negavano l’azione dell’uomo come causa del fenomeno, o spiegavano che non fosse in corso nessun aumento delle temperature terrestri.

Oggi si sa che molti di quegli studi venivano finanziati dai colossi del carbon-fossile, i quali avevano interesse che la politica non limitasse il consumo di combustibili come carbone, petrolio e gas. E dopo 20 anni – 30, se si considerano le ricerche pionieristiche di James Hansen alla Nasa – il Riscaldamento Globale è scienza basata sul metodo dell’osservazione, e dati risalenti a ere fa. Un risultato ottenuto da accademici coraggiosi che si sono esposti ad attacchi sul piano professionale e anche personale. Oggi gli “scettici” si lamentano di essere perseguitati solo perché le loro posizioni sono facilmente confutabili; negli anni 2000 Michael Mann finì più volte sotto indagine perché accusato di aver falsificato i dati delle sue ricerche. Per anni scienziati come lui sono stati additati di terrorismo psicologico solo per aver messo in guardia dai rischi del rapido aumento delle temperature.

Proprio quei “processi” aumentarono il senso di urgenza della comunità scientifica; ecco quindi la nascita di una rete di studiosi provenienti dalle discipline più diverse: si sono confrontati fra loro per confermare il Riscaldamento Globale in corso. Nella fase successiva si sono misurati con i media: armati di cifre e dati, hanno iniziato una dura lotta contro la disinformazione sull’incidenza umana come causa del fenomeno.

Nel 2008, in Italia, è nato Climalteranti, un blog di formazione e discussione sui Cambiamenti Climatici; da allora decine di accademici ed esperti, coordinati dall’ingegnere ambientale Stefano Caserini, praticano un serio fact-checking a ogni tesi “negazionista”; ma soprattutto alimentano il dibattito, anche istituzionale, per le scelte che la politica dovrebbe prendere sulle questioni ambientali ed energetiche.

Lo scorso 15 giugno, a Lodi, si sono celebrati i 10 anni del blog, e il gruppo di Climalteranti si è regalato la presenza di Michael Mann, in tour promozionale con il libro La Terra Brucia. E’ stato anche un momento di riflessione per Caserini e gli altri collaboratori: ha ancora senso la missione originale, oppure è necessario darsi nuovi obiettivi? Una domanda legittima, considerando che nel 2015 la Comunità Internazionale, sotto l’egida delle Nazioni Unite, ha rinnovato gli impegni sul Clima con l’Accordo di Parigi.

Una prima risposta è arrivata proprio dall’ospite d’onore, Michael Mann: il “negazionismo” cambia pelle, e rigetta la scienza del Cambiamento Climatico antropico in modo soft; però sono le solite potenze energetiche a offrire risonanza a quel marginale gruppo di accademici che sminuiscono l’incidenza dell’emissioni di CO2 sul Riscaldamento Globale. Quindi è imperativo mantenere alta l’attenzione sulle mosse di chi vuole incrinare il consenso scientifico sulla minaccia che corriamo. Proprio Michael Mann, nel 2017, fu convocato alla Commissione Scienza e Tecnologia per parlare del fenomeno: fu oggetto di nuovi attacchi da parte di numerosi Rappresentanti della Commissione. Accanto a lui, sedevano tre accademici impegnati da anni a smontare le ricerche di Mann, e di quel 99% di scienziati concordi che l’attività umana sia responsabile del rapido Cambiamento Climatico. Del resto, l’Amministrazione Trump sta ostacolando in tutti i modi la transizione energetica tracciata nel 2015, annunciando il ritiro degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi. Una direzione opposta alla realtà, se è vero che migliaia di entità substatuali americane, da città a contee fino a interi Stati, manterranno gli impegni presi dalla precedente Amministrazione. Tuttavia, con il clima politico che si respira oggi, e il reiterato attacco alla scienza – si pensi al negazionista Scott Pruitt a Capo dell’Agenzia della Protezione Ambientale – si rischia di disperdere un consenso tutto sommato ampio nell’opinione pubblica; che poi elegge chi può limitare, o liberalizzare, le emissioni di gas climalteranti nell’atmosfera.

Come ha sottolineato Federico Brocchieri, Coordinatore dei Progetti e Punti di Contatto nell’UNFCCC (Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici), bisogna puntare sull’educazione ambientale in età scolastica, cosicché i cittadini/elettori del futuro possano prendere decisioni informate su chi debba rappresentarli. Oggi infatti il Riscaldamento Globale antropico non è centrale nei dibattici politici. E invece, come ha suggerito il climatologo Gabriele Messori, il Cambiamento Climatico è una radice da cui si ramificano problemi in aree di interesse pubblico anche molto diverse tra loro: dalla sanità, con la diffusione interregionale di malattie locali, alla sicurezza alimentare e idrica, fino ai fenomeni migratori di massa.

Le conseguenze dei Cambiamenti Climatici pesano anche sul settore immobiliare, con le assicurazioni che già oggi sono caute nel coprire terreni e case su coste minacciate da inondazioni sempre più frequenti e intense. Con il rischio di una perdita secca, solo negli Usa, di 1 Trilione di $ entro il 2100, se i mari dovessero effettivamente innalzarsi; lo prevede un rapporto dell’Union of Concerned Scientists, e quella cifra sarebbe da moltiplicare a livello mondiale.

Ecco quindi che gli economisti entrano in gioco per trovare soluzioni a problemi reali generati già ora dal Cambiamento Climatico. In questa fase di transizione verso le fonti rinnovabili, hanno così un ruolo importante: devono conciliare l’abbandono del secolare paradigma economico basato sul carbon-fossile, con l’avvertimento degli scienziati a ridurre drasticamente l’emissione di gas climalteranti.

Stefano Caserini ha confermato: negli ultimi anni ho avuto modo di parlare con molti economisti che si occupano di energia, e tanti hanno compreso la sfida, e l’urgenza della transizione alle rinnovabili.

E’ recente l’annuncio di 16 grandi banche che inseriranno i Cambiamenti Climatici come rischio, od opportunità, per erogare il credito alle imprese. Anche se poi in Italia ci ritroviamo un colosso energetico come Eni, sistemico per il Paese, che continua a scommettere nella ricerca e sfruttamento di petrolio e soprattutto gas.

A parole Eni e gli altri giganti del carbon-fossile si dicono preoccupati per i Cambiamenti Climatici, e predicono un futuro dominato dalle rinnovabili; in realtà rimandano il giorno in cui dovranno investire massicciamente in quel settore, se vorranno rimanere al passo con la domanda sempre più crescente di energia pulita.

Tuttavia, proprio per la sua complessità e vastità, il Cambiamento Climatico non può essere ristretto alle aule accademiche, né restare materia di dibattito fra economisti, e di scontro fra i politici; deve scendere in campo anche la psicologia, per aiutare a comprendere la serietà della minaccia. Di qui l’auspicio che i cittadini cambino il loro comportamento, in relazione al risparmio energetico, al trattamento dei rifiuti, e alla diffusione dell’economia circolare. Ed è ormai un problema di carattere morale e filosofico: se siamo consapevoli che il Cambiamento Climatico minaccia la vita sulla Terra così come la conosciamo, perché l’umanità, dal singolo individuo alla società nella sua interezza, non si impegna di più?

Durante la serata, gli esperti di Climalteranti hanno invocato anche il supporto degli artisti e degli scrittori, che non fanno sentire abbastanza la propria voce, e creare così quella massa critica necessaria affinché il problema diventi centrale.

Sono davvero poche, ad esempio, le installazioni con tema il Cambiamento Climatico, che hanno avuto risonanza mondiale. Negli ultimi anni ci sono stati block-buster, come Take ShelterInterstellar, con una Terra devastata da desertificazioni e inondazioni: ma si trattava solo di uno sfondo secondario rispetto alle avventure dei protagonisti.

Sono pochi anche i romanzi dedicati al problema: il capostipite della Climate Fiction fu il visionario J.G. Ballard, con The Drowning World del 1962, e The Burning World uscito due anni dopo. Il più famoso, forse, è Solar, di Ian McEwan, del 2009; e in Italia Bruno Arpaia, dal 2017, è in tour per promuovere il suo Qualcosa, là fuori.

Nel 2016 l’antropologo e scrittore indiano Amitav Ghosh ha pubblicato La Grande Cecità: il Cambiamento Climatico e l’impensabile, un atto d’accusa contro l’immobilismo non solo politico, ma artistico e sociale, nei confronti della questione.

E quanto sia grave, lo ha spiegato Michael Mann: “Se fino a qualche anno fa concordavo con la previsione di un innalzamento dei mari di 1 metro entro il 2100, oggi vedo più probabile, a causa del rapido scioglimento delle calotte polari, e l’aumento di CO2 in atmosfera, un innalzamento di 2 metri”. Uno scenario che implicherebbe devastazioni non solo sulle coste, ma anche nei continenti, con conseguenti migrazioni di massa da far impallidire quelle odierne.

Forse è questa la vera sfida per Climalteranti: è comunque necessario approfondire i contatti con la politica e le istituzioni, ed è ancora urgente sensibilizzare l’opinione pubblica con una informazione corretta e puntuale; ma tutto questo, senza suonare come catastrofisti – l’accusa preferita di chi, appunto, chiude gli occhi di fronte al problema. E la missione, in fondo, non è diversa dall’originale: mettere in condizione gli interlocutori di osservare il futuro, e spingerli a cambiarlo; per lasciare alle prossime generazioni il mondo vivibile del presente.

di Cristiano Arienti

In copertina: il grafico di Mann-Hughes-Bradley

http://www.climalteranti.it/  Il Blog Climalteranti

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  1. Climalteranti.it » L’incertezza non è nostra amica - July 24, 2018

    […] Michael Mann, che ha partecipato ad un dibattito con i membri del Comitato Scientifico aperto al pubblico. Michael è stato molto disponibile e cordiale, e la discussione è stata meno formale delle […]

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